Meno sesso, più porno

I giovani fanno sesso. Lo fanno presto e lo fanno male. Questo sentiamo dire sempre più spesso. Ma da chi? Chi parla del rapporto tra sessualità e adolescenza?

Ne parlano soprattutto gli adulti. Costituisce, per loro, oggetto di interesse, il più delle volte preoccupazione. 

Del sesso si parla sempre in bilico tra la prevenzione medica e il turpiloquio gretto. Non c’è un discorso serio sul sesso che contribuisca allo sviluppo di una cultura della sessualità che sappia orientare tutti, giovani e meno giovani, in questo spazio che è l’incontro con sé e con l’altro. Il web ci offre da una parte contenuti prodotti da agenzie deputate alla tutela della salute dei cittadini, -ginecologi, andrologi, urologi, ci parlano di malattie sessualmente trasmissibili, sesso protetto, valore della prevenzione -, dall’altra il porno. In mezzo, il nulla. L’abbassamento dell’età media di ingresso nel mondo della sessualità è trattato come fatto allarmante e indiscutibilmente vero. Eppure, da quel piccolo e parziale vertice osservativo che è l’incontro con gli adolescenti nel mio studio di psicoterapia, non trovo riscontro a questo fenomeno. Il senso comune ci prescrive indignazione. Si destano le zie che prendono parola indispettite, si alzano i vari “signora mia, dove andremo a finire”. Mentre accade ciò, incontro ragazzi e ragazze che parlano d’altro. Scuola, sport, amicizie, popolarità, social media, pressione estetica, relazioni con le famiglie, magari l’amore ma senza, almeno apparentemente, legami con il mondo della sessualità. Mi sono fatta l’idea che proprio la retorica della preoccupazione ostacolasse una vera esplorazione del fenomeno. Un cambiamento in atto nelle relazioni sociali sembra confrontarci con il fallimento di assetti culturali ed equilibri di potere pretesi come funzionanti. Fino a ieri generazione di adulti che, in virtù della propria esperienza, pensano di poter spiegare la vita a giovani dipendenti e bisognosi di orientamento. Oggi, tale narrazione si scontra con una realtà fatta di giovani che rivendicano competenze e consapevolezze culturali (ecologia, cultura di genere, digitale, solo per citarne alcune) di profondo valore innovativo. La retorica della preoccupazione è la risposta difensiva dello status quo, dei confortanti equilibri di potere che fino ad oggi hanno retto le relazioni sociali. Solo trattando questa emozione possiamo domandarci – veramente – qualcosa circa le vicissitudini della sessualità nel mondo giovanile.


Questo è un breve estratto dell’articolo pubblicato sul sito web Festival Psicologia.